Sono usciti ultimamente alcuni libri sulla scuola scritti da insegnanti; libri che hanno fatto rumore, non solo per quello che hanno il coraggio di denunciare, ma soprattutto perché finalmente proprio loro, gli insegnanti, questa categoria oggi così bistrattata e derelitta, hanno avuto il coraggio e la dignità di esprimersi pubblicamente. Questo saggio intende aggiungere un'altra voce, energica ed originale, a quel coro ancora troppo esiguo; una voce che si rivolge ad un ipotetico genitore intelligente per denunciare con forza e lucidità i mali ed i possibili rimedi di un sistema (quello della scuola superiore) che sta collassando, letteralmente, sotto i colpi sia delle cosiddette riforme sia, soprattutto, delle assurde consuetudini organizzative e operative che da quelle scriteriate riforme si sono sviluppate, negli ultimi anni, contro ogni logica ed ogni buon senso. Il richiamo al buon senso nella conduzione della scuola è per altro la linea ispiratrice di queste riflessioni che si rivolgono, attraverso la brillante finzione della lettera aperta, al più vasto pubblico di lettori interessati agli attuali problemi della nostra istruzione superiore.
Tuesday, January 15, 2008
Sono usciti ultimamente alcuni libri sulla scuola scritti da insegnanti; libri che hanno fatto rumore, non solo per quello che hanno il coraggio di denunciare, ma soprattutto perché finalmente proprio loro, gli insegnanti, questa categoria oggi così bistrattata e derelitta, hanno avuto il coraggio e la dignità di esprimersi pubblicamente. Questo saggio intende aggiungere un'altra voce, energica ed originale, a quel coro ancora troppo esiguo; una voce che si rivolge ad un ipotetico genitore intelligente per denunciare con forza e lucidità i mali ed i possibili rimedi di un sistema (quello della scuola superiore) che sta collassando, letteralmente, sotto i colpi sia delle cosiddette riforme sia, soprattutto, delle assurde consuetudini organizzative e operative che da quelle scriteriate riforme si sono sviluppate, negli ultimi anni, contro ogni logica ed ogni buon senso. Il richiamo al buon senso nella conduzione della scuola è per altro la linea ispiratrice di queste riflessioni che si rivolgono, attraverso la brillante finzione della lettera aperta, al più vasto pubblico di lettori interessati agli attuali problemi della nostra istruzione superiore.
Marco Imarisio
Mal di scuola
Per la scuola italiana sono anni difficili. Se si prende in esame soltanto l'ultimo periodo, ci si accorge di quanto ne si è letto sulle pagine sbagliate, quelle di cronaca (con una progressiva e allarmante deriva verso la "nera"). Le sfide aumentano e la scuola sembra perderle tutte, smarrendo insieme la propria credibilità e il poco che resta del prestigio istituzionale che dovrebbe contraddistinguerla. Gli insegnanti, identificati come gli artefici e le vittime di questo fallimento, sono impegnati a destreggiarsi tra studenti sempre più difficili da capire e coinvolgere, obblighi ministeriali spesso poco comprensibili e genitori a volte ostili. È attraverso i loro occhi e le loro storie, dense di speranze, delusioni, aspettative e frustrazioni, che Marco Imarisio, spostandosi di città in città, scuola dopo scuola, docente dopo docente, dipinge il quadro critico del sistema scolastico, e dell'Italia, di oggi.
Mal di scuola
Per la scuola italiana sono anni difficili. Se si prende in esame soltanto l'ultimo periodo, ci si accorge di quanto ne si è letto sulle pagine sbagliate, quelle di cronaca (con una progressiva e allarmante deriva verso la "nera"). Le sfide aumentano e la scuola sembra perderle tutte, smarrendo insieme la propria credibilità e il poco che resta del prestigio istituzionale che dovrebbe contraddistinguerla. Gli insegnanti, identificati come gli artefici e le vittime di questo fallimento, sono impegnati a destreggiarsi tra studenti sempre più difficili da capire e coinvolgere, obblighi ministeriali spesso poco comprensibili e genitori a volte ostili. È attraverso i loro occhi e le loro storie, dense di speranze, delusioni, aspettative e frustrazioni, che Marco Imarisio, spostandosi di città in città, scuola dopo scuola, docente dopo docente, dipinge il quadro critico del sistema scolastico, e dell'Italia, di oggi.
Marilen Lucente: Scritto sui Banchi
Un racconto tanto veritiero e impietoso da sembrare paradossale, un ritratto della scuola di oggi e una ricognizione sulle ragioni che la fanno apparire talvolta impossibile e detestabile, ma rendono ogni edificio scolastico, ogni aula, ogni banco, irriverente e irresistibile.
Quanti libri sulla scuola italiana di professori? Lodoli, Starnone, Pariani, Mastrocola, Mastronardi, Salabelle e altri che la memoria di lettore ha stratificato. Ci riprova la prof Marilena Lucente, una trentottenne barese direttrice editoriale di collana che con il suo Scritto sui banchi riesce nella difficile impresa di essere originale sulla vexata questio . In questo testo c'è qualcosa di nuovo perché l'anno scolastico della "profia" è relativo all'ultimo corso finito nel 2004. C'è stato quindi il ciclone Moratti che ha sconvolta la già fragile struttura di un ordinamento scolastico fatiscente, e non solo per l'edilizia. La rivoluzione normativa, come tutte le regole calate dall'alto, cambia nomi ma non sostanza delle cose scolastiche, e la profia di lettere alle prese con la quotidianità sinottica di moglie-madre-insegnante resiste alle nuove denominazioni prive di senso salvando il suo angolo d'autonomia in una scuola superiore di Caserta.
Non smette quindi di assegnare "temi" - e non saggi, articoli, o componimenti creativi - e li svolge in concorrenza-concomitanza con la classe. Come si fa a suscitare nei ragazzi un genuino interesse allo studio, alla lettura? È una di quelle domande che non hanno risposta. La migliore che ricordiamo è quella recepita nel saggio-narrativo di Daniel Pennac, Come un romanzo : è un mistero. Ma il prof di turno può impegnarsi con i ragazzi non sfuggendone l'incontro-scontro: cercando di entrare nel loro mondo fatto di marie de filippi e di costantini; di chat e di piercing. Osservando suo figlio la docente capisce che "imparare è davvero un atto innato, l'abbiamo dentro da sempre". Perché i muri della scuola sono inespressivi, mentre i ragazzi vorrebbero colorarli e renderli propri? Perché quel graffito "scritto sui muri" che narra di una voglia di amore per un ragazzo che si chiama Enzo non vuole significare una richiesta d'amore, ma un grido di noia per qualcosa che si sente estraneo: "La scrittura non è ancora racconto o l'espressione di sé, è poco più di un'etichetta attaccata a uno stato d'animo".
Questa voglia di fuga si appiccica addosso anche agli insegnanti che vorrebbero fuggire da quella classe che non studia: ma nessuno gli dà l'autorizzazione: reclusi dentro anche loro come i personaggi di Adriano Sofri. Il vero scontro è tra la materialità rappresentata dai soldi che tutto assicurano e invece il messaggio della poesia, che può aiutare a vedersi dentro: che può addirittura essere utile.
Vincenzo Aiello
Scusi, prof, ho sbagliato romanzo
Alessandro Banda
In una scuola di una piccola città del Tragedistan, i professori sono riuniti in una sfibrante assemblea: perché nel mondo burocratizzato dell'istruzione, tra crediti scolastici, scrutinii e circolari incomprensibili, urge un imperativo che non può più essere ignorato: essere moderni. La grande idea, questa volta, consiste nel modernizzare i classici, facendoli riscrivere dagli stessi studenti. E dunque, tra raggelanti e parodistici rifacimenti dei "Promessi sposi" di Manzoni o della "Vita nova" di Dante, mentre si agita sottobanco un sorprendente mercato nero di classici in veste originale, Banda gioca al capovolgimento dei ruoli e regala al lettore un divertente ma impietoso ritratto della scuola, raccontando una storia che è una parodia velenosa su uno dei mondi più controversi dell'Italia di oggi.
Frank McCourt: Ehi, prof!
Uno splendido ritratto dell'America, degli adolescenti e dell'autore raccontato con allegria, affetto e passione. Consigliatissimo a tutti quelli che denigrano sempre ragazzi e insegnanti, senza mai sognarsi di mettersi nei loro panni o di analizzare le situazioni. E consigliato anche a tutti gli insegnanti, per ridere fino alle lacrime pensando a se stessi e per copiare qualche dritta fenomenale. E perfetto anche per chi a scuola non mette piede da decenni.
Un capolavoro per tutti, insomma.
Giovanni Biondi: La scuola dopo le nuove tecnologie
Tuttavia, mentre la scuola fagocitava i nuovi media restando sostanzialmente uguale a se stessa, intorno la società subiva un processo di mutamento continuo e profondo, tanto da non poter più essere riconosciuta nei suoi principali aspetti.
Trasformazioni così radicali e rapide, tutte dipendenti in modo più o meno diretto dalle tecnologie, indicano la necessità di un altrettanto radicale cambiamento nell’istruzione. Occorre, quindi, introdurre nuovi concetti nella formazione, e soprattutto una nuova dimensione nella quale le ICT non siano analizzate nella loro dimensione strumentale o disciplinare ma, come avviene nella società attuale, in quanto elementi in grado di determinare un cambiamento strutturale, aprendo inediti scenari.
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