Wednesday, February 10, 2010
Maria Stella Gelmini grande riformatore
Che Maria Stella Gelmini avesse le doti del grande riformatore lo si capiva già dal cognome. Due sole lettere lo differenziano infatti da quello del filosofo Giovanni Gentile, suo illustre predecessore sullo scranno del Ministero della Pubblica Istruzione nonché padre, nel lontano 1923, dell’ omonima riforma della scuola: l’ultima in ordine di tempo prima di quella appena varata dall’intraprendente ministra. Tale omonimia non deve essere sfuggita al presidente Berlusconi, visto che poco altro aveva su cui basarsi, quando all’inizio del suo terzo mandato le affidò un così difficile dicastero. Da allora il ministro Gelmini ne ha fatta di strada, riuscendo perfettamente a conciliare gli onerosi impegni di un lavoro che svolge da pendolare con una movimentata vita privata.
Il fiore all’occhiello della ministra è senza dubbio la Riforma della scuola che va sotto il suo nome, recentemente varata dal Parlamento. Ad altri lasciamo l’onore e l’onere di entrare nel merito, qui ci siano concesse alcune chiose, per così dire, a margine. Maria Stella Gelmini è persona colta. Deve aver letto Borges e deve anche averne tratto ispirazione. E come il borghesiano Pierre Ménard - che all'inizio del novecento si impose l’arduo compito di riscrivere il Don Chisciotte esattamente com’era - sa bene che il difficile non è fare opera originale ma riscrivere. E se, parafrasando Borges, comporre la Riforma Gentile negli anni venti del ventesimo secolo fu impresa ragionevole, forse fatale; nel ventunesimo era quasi impossibile. A dispetto di questi ostacoli, la tenace ministra non solo ha affrontato l’impresa ma l’ha portata a termine con successo.
La vera novità non va infatti cercata nell’impianto complessivo ma nelle sfumature, nelle pieghe di significato: un’ora di più qui, un’ora di meno la; un cambio di nomenclatura; uno spostamento; una riduzione; un ampliamento. Si pensi ad esempio alla sottigliezza del liceo psicopedagogico diventato liceo delle scienze umane; oppure alla simmetria perfetta del quinquennio della scuola superiore non più diviso in biennio e triennio ma in primo biennio, secondo biennio e anno conclusivo. Sono queste innovazioni di portata storica, che l’interessata con rara modestia evita di enfatizzare. quelle che rendono la sua pur frammentaria Riforma – per citare ancora Borges - ben più sottile dell’originale.
A ben guardare, l’impresa è molto più ardita di una semplice riscrittura. Se si considerano tutti i provvedimenti messi in atto dalla Nostra nei suoi quasi due anni di mandato si può intravedere la grandiosità del progetto complessivo: eliminare tutte quelle incrostazioni che nel corso di quasi un secolo hanno intaccato la purezza della Riforma originale. Elenchiamo di seguito solo alcune di quelle più eclatanti:
- Il dissennato aumento della scolarizzazione, con la conseguente proliferazione di scuole e l’accesso all’istruzione e all’insegnamento di oves et boves;
- La pericolosa assimilazione di tutte le tipologie di scuola, che hanno fatto scadere la licealità a livelli infimi;
- La proliferazione indiscriminata di sperimentazioni, che ha seriamente intaccato la struttura bipartita originaria: licei/scuole tecniche, ovvero: scuole per esecutori/scuole per teste pensanti;
- L’impatto infausto delle teorie psicopedagogiche, che ha irreparabilmente svilito la libertà di insegnamento e incoraggiato e finanche premiato il disimpegno del discente;
- Le mal riposte speranze nell’oggettività della docimologia, che hanno finito per fare di ogni erba un fascio e hanno reso fumosa e inaffidabile la valutazione;
- Lo svuotamento del voto di condotta, che ha fatto scadere l’autorità e l’autorevolezza dei docenti e delle scuola tutta.
Si potrebbe continuare. Si intendeva qui dare almeno un’idea della portata complessiva dell’operato della Nostra, fosse solo per mettere a tacere quei maligni – sempre meno in verità – che invece vedono nell’agire della ministra una pedissequa esecuzione di misure decise da altri per ben meno nobili scopi.
Brava Maria Stella! Come dicono gli inglesi: Way to go!
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